Le borracce sono indubbiamente la moda del momento: colorate, comode, utili e soprattutto ecologiche. Se usate correttamente, consentono di dire addio dell’acqua imbottigliata, con un risparmio non indifferente, sia per le tasche del consumatore sia in termini di plastica prodotta (leggi approfondimento sui materiali).
Molte scuole, aziende, uffici pubblici stanno fornendo ai proprio alunni e dipendenti questo utile strumento di lotta all’inquinamento e l’intento è certamente encomiabile, se attuato non solo a fini propagandistici o di green washing. Esistono tuttavia situazioni in cui la superficialità con cui viene affrontata la scelta di “Cosa acquistare”, associata alla presunta volontà di spendere il meno possibile, si può tramutare in un potenziale rischio per la salute.
Milano, Brescia, Modena, Roma, Firenze, sono solo alcune delle provincie italiane in cui le scuole, grazie a interventi economici comunali, provinciali, regionali o di aziende private, sono state dotate di borracce da distribuire ai propri studenti con grande apprezzamento da parte di bambini e genitori.
La scelta, nella maggior parte dei casi sembra essere caduta su prodotti realizzati in alluminio ma che spesso non sono del tutto “plastic free”: sovente borracce di questo tipo hanno infatti un tappo in plastica.
Le scuole, grazie a interventi economici comunali, provinciali, regionali o di aziende private, sono state dotate di borracce
Tuttavia i materiali con cui possono essere realizzati questi articoli sono molteplici, come visto in un precedente articolo, e le soluzioni alternative crescono a vista d’occhio: di fatto, ça va sans dir, borracce fatte con materiali più performanti hanno costi più elevati e non sempre fare economia può rivelarsi la scelta azzeccata.
In special modo quando si tratta di un articolo che il consumatore non sceglie, ma si trova tra le mani perché regalato e, parametro ancora più sensibile, quando la platea di utilizzatori è composta da individui particolarmente vulnerabili come bambini e adolescenti. Cosa succede se non viene prestata la giusta attenzione alla qualità delle borracce che vengono distribuite?
Un caso su cui ragionare proviene dal comune di Scandicci, in Toscana, dove nelle scorse settimane, oltre 1.000 borracce sono state distribuite agli alunni delle scuole con l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica. La festa è grande, tutto è perfetto, gli alunni sono entusiasti e le famiglie anche: “consegniamo alle bambine e ai bambini delle scuole primarie una borraccia che diventerà parte integrante dello zaino, insieme all’astuccio e al quaderno: potranno bere l’acqua del rubinetto, che fa bene, e potranno contribuire alla riduzione della produzione della plastica che purtroppo sta inquinando il mondo” sostengono i promotori dell’iniziativa.
Ma gli entusiasmi presto si smorzano quando cominciano a pervenire al Comune diverse segnalazioni, da parte delle famiglie, che parlano di difettosità delle borracce: alcune perdono scaglie di rivestimento proprio nel punto dove i bimbi poggiano la bocca per bere.
Com’è ovvio, le famiglie, oltre che sorprese, sono allarmate: cosa hanno ingerito i bambini insieme all’acqua? Tra l’altro, il fatto che siano di produzione cinese, non è che un aggravante visto che, secondo i consiglieri regionali che hanno portato il caso all’attenzione pubblica, “potrebbero rilasciare chissà quali sconosciute sostanze”. Che questo corrisponda a realtà è tutto da vedere visto che ormai anche grandi brand italiani si avvalgono di produzioni situate in territorio asiatico ma tanto basta per alzare il livello d’allarme.
Le segnalazioni sono tali da spingere il Comune a far sospendere, in via cautelativa, l’utilizzo dei recipienti.
Vengono a questo punto resi pubblici i documenti di certificazione che sembrano tuttavia essere relativi solo all’idoneità alimentare ma non a quella funzionale, ovvero niente dimostrerebbe che la borraccia sia in grado di svolgere la funzione cui è destinata.
Ulteriore tassello viene individuato nelle istruzioni che accompagnavano la borraccia al momento della consegna dove si leggeva:
1) Non utilizzare la borraccia per bevande acide;
2) Non mettere le borracce in congelatore, microonde, ed a contatto con una fiamma;
3) Lavare una volta al giorno utilizzando acqua e detersivo da piatti non acido;
4) È consigliabile inoltre non lavare le borracce in lavastoviglie.
Qualche famiglia può avere, inavvertitamente, utilizzato la borraccia in modo sconsiderato e contrario alle istruzioni? Non è dato saperlo e il finale della storia è ancora tutto da scrivere, dato che l’amministrazione comunale ha avviato i riscontri del caso con i fornitori delle borracce, per verificare la natura e l’entità delle segnalazioni ricevute. Tuttavia, con questi elementi alla mano, quali considerazioni possono essere fatte in merito ad una pratica, quella della borraccia regalata a fin di bene, che sta dilagando in tutta la Penisola? Quali strumenti ha una famiglia per accertarsi che il prodotto fornito sia veramente sicuro?
La prima delle parole chiavi è “attenzione”. L’attenzione deve necessariamente essere presente sia nelle fasi di scelta e successivo acquisto del prodotto da parte della scuola o dell’ente che lo esegue, sia nella fasi d’utilizzo da parte del consumatore.
La seconda parola chiave è “istruzioni”: chi usa la borraccia deve essere in grado di gestirla in maniera adeguata e per farlo deve ricevere indicazioni precise da chi fornisce il prodotto.
Nel vademecum distribuito a Scandicci non vi è un’indicazione chiara circa l’impossibilità di lavare il contenitore in lavastoviglie.
D’altro canto non vi è un’indicazione chiara nemmeno circa la possibilità di farlo e questo potrebbe generare confusione.
Spostando l’attenzione su istruzioni cha accompagnavano la consegna di borracce in altre zone della penisola, si nota che anche quelle distribuite dal comune di Milano agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado (anch’esse in alluminio con tappo in plastica) sono piuttosto ambigue: le indicazioni su “come usare la borraccia” riportano che la si può lavare “ogni tanto” in lavastoviglie.
Cosa si intende con questo termine? La borraccia resiste al lavaggio ed è da ritenersi idonea dopo averla lavata in lavastoviglie o perde le sue caratteristiche di sicurezza e funzionalità?
Inoltre, se per la borraccia consegnata a Milano è consigliato un uso a contatto solo con acqua, la bottiglia fiorentina sembra essere adatta a contenere anche altre bevande, purché non acide. L’auspicio è che questa indicazione sia stata accompagnata da una serie di consigli che permettano alle famiglie di capire quali bevande non siano classificate come acide.
Il consumatore è in grado di dire se bevande come succhi di frutta o di ortaggi, nettari di frutta, limonate, sciroppi, infusi vegetali, caffè, tè, bevande energetiche e acque aromatizzate hanno carattere acido?
Iniziative come quelle che abbiamo appena visto sono certamente lodevoli e segnano l’avvio di un percorso che negli anni a venire sarà segnato da importanti cambiamenti in un’ottica di economia circolare. Importante però che il consumatore sia in grado di percepire questi cambiamenti come un’opportunità e non come un ostacolo dietro al quale si può nascondere un ulteriore, potenziale, rischio per la salute. Per ottenere questo è importante che ognuno faccia la propria parte: a partire da chi, decidendo di regalare una borraccia, è chiamato a rispondere ad una responsabilità ben più grande della semplice scelta di un contenitore che permetta di portarsi un po’ d’acqua da casa.