Le sigle FIOM CIGL, FIM CISL e ULIM UIL trevigiane aderiscono alla mobilitazione per rivendicare una maggiore sicurezza
Nella Marca Trevigiana si contano già i primi morti sul lavoro da inizio anno, con più di 11mila denunce all’attivo di infortuni sul lavoro, un trend in crescita rispetto al 2016, il che mostra un sintomo di una situazione grave, nonché di un abbassamento generale dell’attenzione: lo sciopero indetto in data odierna dai metalmeccanici servirà proprio a rimarcare l’importanza di una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nel nostro Paese l’elevato numero di incidienti mortali (952) nonché l’elevato numero di incidenti sul lavoro (589.000) spesso invalidanti, non possono essere considerati certamente una fatalità né un costo sociale inevitabile collegato alla ripresa economica ed all’aumento del PIL.
Sorge quindi forte la volontà da parte dei sindacati di denunciare la grave situazione nella regione e di protestare unitamente contro la perdita di vite umane nei luoghi di lavoro.
Nella provincia di Verona, inoltre, saranno proclamate nelle aziende siderurgiche 8 ore di sciopero, con presidio davanti ai cancelli dell’azienda ASO a Vallese d’Oppeano a seguito della morte di Maurizio Cossu, 42 anni, dipendente di Idrotecnograda, mancato il 31 Gennaio scorso.
E’ stato inoltre richiesto un tavolo di confronto a Federmeccanica Veneta per esaminare i dati sulle ore di formazione fatte, sulle politiche aziendali di prevenzione alla Salute & Sicurezza effettuate e per avere riscontri sulle procedure di assegnazione degli appalti soprattutto nelle aziende.
Enrico Botter, segretario generale FIOM CGIL, Antonio Bianchin, FIM CISL, e Stefano Bragagnolo, UILM UIL si sono così espressi:
Non può essere sottaciuto il fatto che a perdere la vita è per l’ennesima volta un lavoratore di una ditta di appalto. Il contenimento dei costi specie quello del lavoro, la riduzione del salario e dei diritti dei lavoratori a partire proprio da quelle della sicurezza, è sempre più spesso perseguito dalle imprese attraverso modelli aziendali che parcellizzano il ciclo produttivo, con le esternalizzazioni, con gli appalti e tante volte anche con il ricorso al sub appalto. Inoltre, vi è sempre più spesso l’allungamento dell’orario di lavoro e con l’intensificazione dei ritmi di lavoro, il tutto a scapito della sicurezza e l’incolumità dei lavoratori e delle lavoratrici. Una situazione inaccettabile che contrasta con la narrazione di imprese sempre più orientate, anche nella nostra regione, verso la digitalizzazione della produzione, con la sfida dell’innovazione tecnologica, con la cosiddetta industria 4.0.